CONSULTO PER L’ OROSCOPO DI UNA MOSTRA
Il 20 marzo del 2010, nel giorno del mio compleanno, inauguravo una mostra intitolata Quadreria dei poeti passanti. Da Sancio Panza a Don Chisciotte, un omaggio imprevisto dedicato al ciclopico poeta Angelo Scandurra (o meglio a un Don Chisciotte sull’Etna) e a me stesso, utopico Sancho Panza siciliano, che si voleva allungare come un Don Chisciotte Kyklops. Un evento preparatorio — nato sotto il segno dei Pesci, ovvero con il transito di Giove nella costellazione Pisces che sta nell’emisfero nord e tiene un gran numero di stelle doppie — a quel progetto che inaugurai un anno dopo, intitolato Sul segno degli artisti. Un lungo work in progress, dodici anni di mostre, lo zodiaco da portare alla Galleria degli Archi. A quel giorno di festa previsto parteciparono, esponendo un’opera ciascuno, sessanta artisti, tra cui Giovanni Robustelli con il suo pezzo, Il triangolo Fantastico, 2010, acquaforte, acquatinta, puntasecca di 20×20 cm (il titolo, l’anno, la tecnica, la misura dell’incisione stampata in 30 esemplari descrivevano perfettamente la cabala di quella giornata).
Robustelli ci prese gusto e continuò a illustrare Chisciotti e Panza quell’anno, ne commentai uno, due anni dopo, da qualche parte apparso su i social. Un Don Chisciotte solitario, ieratico, su un cavallo acefalo, o semplicemente con la testa tagliata ai margini del foglio, ritratto, però, con pennacchi sull’elmo, figure di ronzinanti e dulcinee che gli escono dalla testa, simile alla dea Minerva: un fulmine di «bellissima intelligenza» che schizza fuori dalla testa di Giove. Giovanni lo realizzò su cartone con penna a sfera bic nera, a me sembrò come uno stemma icastico d’un’icona cervantiana, tridimensionale. «Meraviglie spagnole, — scrissi — visibilio di un tratto intessuto in vessilli di inchiostri che sarebbero piaciuti al giapponese Akira Kurosawa, disegnate da un genio che guarda all’ipnotica “rive gauche” dell’Ippari dove, nella prima gioventù, in quella città del vento che fu dell’arte e dei poeti, apprese a sbrogliare con penne e matite i fili di una futura favolosa Weltanschauung».
L’odierna mostra di Giovanni Robustelli, Zodiaco, 12 incisioni ci racconta del transito annuale del sole nelle costellazioni. Ritratti simbolici o occhi di carte, di stampe incise stavolta nel segno degli inchiostri, comunque trascritti alla maniera dell’acquaforte, forse per rilevare meglio una semiosi multipla, il duplice senso del significante e del significato. Dodici segni che guardano all’ora, che intrecciano miti a oroscopi, espressi in forma totemica, di fabula magica. Sanno di raccontare le trame delle stelle, gli angoli quadrati, i trigoni, le opposizioni, i sestili, le qualità delle geometrie dei pianeti visti dalla terra che gira, antioraria, in direzione inversa, in uno dei suoi moti cosmici, nel cielo che appare di notte e di giorno. Dodici carte graffiate in disegni, intessute di tracce, chissà di buchi neri che rimandano a un codice segreto indecifrabile, di un tempo che scorre inesorabile, eterno e ciclico, ora festosamente gioviale, ora melanconicamente saturnino. Questa volta, però, le stampe sullo zodiaco di Giovanni Robustelli, coi transiti che si annunciano o l’oroscopo che presentano, su una porzione di cielo ibleo, prevedono il favore di chi li ospita: la Galleria Soquadro di Susanna Occhipinti, gallerista, che sappiamo nata sotto il segno della Bilancia, li esporrà l’8 aprile del 2017 alle ore 19, con Giove augurale, dunque, retrogrado in Bilancia a 18° 18’ e con la Luna ai gradi pieni, in congiunzione con il Sole in Vergine dell’artista che le ha realizzate.
Come dire, Giovanni Robustelli si è fatto prendere la mano dallo zodiaco, incantado dal transito fortunato del suo Sole in Vergine che lo vedeva impegnato come artista, qualche mese fa, al Donnafugata Film Festival, realizzando pure uno dei tre manifesti dello Zodiac Film Fest 2016 (Festival da me ideato, una fantasticheria per favorire un excursus cinematografico attraverso l’alfabeto delle stelle. Dal 2009, quando l’incombenza del segno dell’Acquario — come non ricordare l’auspicata Age of Aquarius? — forniva ottimi auspici per iniziare questa singolare avventura, si è andati anno dopo anno a esplorare i vari segni zodiacali).
Giovanni avrebbe potuto esporre questa sua ultima fatica nella mia Galleria dispersa, ormai, in molteplici luoghi, in zone pure o inattuali, per soddisfare altresì l’altro progetto Sul segno degli artisti di cui ho accennato sopra. Questa impresa, del resto, ha avuto cadute e risalite, ha seguito comunque la sua strada, se si vuole etica, spesso in controtendenza rispetto agli ambienti della Contemporary Art.
Oggi, purtroppo, si è arenata tra i fanghi e gli sterchi di un altipiano, nel segno del Toro. Un segno lento, ruminante e paziente, decisamente restio ai moti istantanei e alle velocità.
Mancano in sostanza trentasette artisti all’appello prima di poter ospitare una mostra dedicata al ciclo degli artisti della Vergine. Sicché Giovanni Robustelli si è un po’ stufato di aspettare, il ritardo da colmare era notevole. Ha pensato bene, nel frattempo, di incoraggiarmi, facendomi sfogliare criticamente, ad uno ad uno, su carta di cotone per calcografie, lo zodiaco per intero, ricordandomi di non abbandonare l’ambizione, sia pure ludica, di un’assiologia dell’arte, e di riservargli un posto tra i 121 artisti che mi restano ancora da invitare. Come dire mi ha chiesto un consulto per un oroscopo del suo singolare (di)segno.
Incidere su una lastra, preparata per l’acquaforte, con una punta sottile, per poi trovarsi imbrigliato nei misteri di un tratto personalissimo, occulto e profondo, non credo che si discosti molto dalla naturale propensione di Robustelli a disegnare ovunque e sempre su qualsiasi supporto o materia che ne accenda la profetica immaginazione. Si trattasse pure di dare sfogo solo a una sua magnifica “ossesione”, Giovanni con le proprie illustrazioni, i disegni, gli aquarelli, gli olii giunge a un equilibrio formale assolutamente raro che può essere colto anche da un occhio distratto o abbastanza distante dalle suggestioni estetiche dell’arte contemporanea. La sua arte è sicuramente pop, ma ancestralmente magica e subliminale, con forti accenti posti sui dettagli, le minuzie, sui reticoli che compongono il tutto in anarchica armonia.
Lo zodiaco in edizione calcografica, stampato da Loredana Amenta, che Giovanni ci presenta, testimonia la volontà di sottoporsi a una disciplina incisoria mantenendo, però, quella libertà grumosa ed espressionista che si ritrova più irriverente nei disegni fatti a penna.
Ariete, Toro, Gemelli, Cancro, Leone, Vergine, Bilancia, Scorpione, Sagittario, Capricorno, Acquario, Pesci, dovrei esaminarle queste acqueforti, una per una, maniacalmente, sentirne gli odori, di acidi e inchiostri grassi cosparsi sulla vergine carta cotonata, visionarli con lo sguardo allucinato di un dottor Caligari nel mio gabinetto di sonnambulo che predice il futuro o che s’inventa le menzogne di un portentoso impostore. Un mistificatore, dunque, di verità e realtà?
Ma questo non è quello che fa un artista? Trasformare la realtà in qualcosa d’altro. Per farlo, però, ci vuole una spontaneità tale, che si ottiene solo con la disciplina, quella che serve quotidianamente a colui che sa dare forma alla bellezza della sostanza. E questo lo lasciamo fare agli artisti, a noi rimane il compito semplice di ammirare, di scorgere in queste acqueforti la testa solitaria e arcana di Giovanni Robustelli che ci invita ad affrontare insieme il viaggio tra i giri mirabolanti delle costellazioni e del suo zodiaco icasticamente visionario.
Salvatore Schembari