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Mario Cresci

Prendersi il tempo

…E’ come scrivere un lungo racconto a puntante non avendo in mente alcuna traccia da seguire, ma anche un modo di usare la fotografia come un taccuino di appunti analogo a quelli usati dai viaggiatori che scendevano dal Mezzogiorno italiano dai paesi del Nord Europa per scoprire direttamente con i loro occhi ciò che immaginavano o avevano letto sui paesi dell’area mediterranea e in particolare del Sud d’Italia .
Il mio viaggio personale tra Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia, è iniziato verso la fine degli anni Sessanta e dal 2004 ad oggi ha acquisito il senso di un appuntamento annuale con una cultura mediterranea in cui ritrovo me stesso nella continua riscoperta di una civiltà che mantiene ancora, nel bene e nel male i segni della sua storia: quelli di un “territorio magico” seppur contaminato e spesso devastato da costruzioni incivili che ne hanno modificato il paesaggio. Tuttavia mi interessa comunicare con la fotografia non più il senso elegiaco del tempo trascorso che aveva affascinato i grandi viaggiatori, quanto piuttosto la realtà di un “mediterraneo liquido” contemporaneo, il cui paesaggio si è trasformato insieme agli uomini con forte reciprocità, insieme alle cose e alla perdita di memoria della propria identità storica. In questo senso sono consapevole che lo sguardo e la percezione della realtà che scopro nei miei viaggi, si misura spesso con la realtà fisica del territorio dove anche piccoli frammenti fotografati diventano forme emblematiche di una poetica che deriva dall’esperienza diretta, ma anche, scrive Lewis Baltz:”…come procedimento intellettuale in grado di modificare la nostra percezione del mondo attraverso la costruzione di “finzioni basate sui fatti”. Prendersi il tempo significa anche pensare e vedere con il mezzo fotografico ciò che normalmente viene dato per scontato, ma che invece richiede che lo sguardo non si fermi sulla soglia dell’estetica ma entri nella ricerca di senso della conoscenza e della poesia dell’immagine non più demandate alla veridicità del reale.

(Chiavari 1942)

Fin dagli anni sessanta è autore di opere eclettiche caratterizzate da una libertà di ricerca che attraversa il disegno, la fotografia, l’esperienza video, il site-specific. È tra primi autori in Italia ad applicare la cultura del progetto coniugandola a una sperimentazione sui linguaggi visivi. Nel 2004 realizza la sua prima antologica alla GAM di Torino, mentre nel 2017 riassume i suoi cinquanta anni di attività artistica nella mostra “La fotografia del no” alla GAMeC di Bergamo. Nel 2012 pubblica Forse Fotografia, un volume ricco di testi critici e immagini sul suo lavoro. Alcune sue fotografie sono nella collezione del MOMA di New York. Negli anni ’71, ’79, ’93 e 2013 è presente nelle Biennali d’Arte di Venezia. Attualmente insegna all’ISIA di Urbino e alla Fondazione Fotografia di Modena. Vive a Bergamo.

Dalla serie MEDITERRANEA - 2004-2015
Dalla serie MEDITERRANEA - 2004-2015
Dalla serie MEDITERRANEA - 2004-2015
Dalla serie MEDITERRANEA - 2004-2015
Dalla serie MEDITERRANEA - 2004-2015
Dalla serie MEDITERRANEA - 2004-2015
Dalla serie MEDITERRANEA - 2004-2015
Dalla serie MEDITERRANEA - 2004-2015
Dalla serie MEDITERRANEA - 2004-2015
Dalla serie MEDITERRANEA - 2004-2015
Dalla serie MEDITERRANEA - 2004-2015
Dalla serie MEDITERRANEA - 2004-2015
Dalla serie MEDITERRANEA - 2004-2015
Dalla serie MEDITERRANEA - 2004-2015
Dalla serie MEDITERRANEA - 2004-2015
Dalla serie MEDITERRANEA - 2004-2015

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