Ogni artista si propone di dipingere il mondo che conosce, il mondo che popola il suo sentire. Talvolta imita la natura delle cose, altre volte instaura un dialogo con lo spazio, con l’essenza prodigiosa dell’atavica madre terra.
Sono gli artisti a descrivere la bellezza in ogni sfumatura cangiante, creando una sempre nuova percezione del paesaggio. Con gli occhi nel cuore tracciano sentieri liquidi che danno vita ai giardini della bellezza. Una bellezza che cattura il tempo, le metamorfosi e il misticismo di un luogo caro agli dei.
Un sottofondo segreto sgorga come acqua di fonte attraverso le pennellate leggere, una malia che permette di catturare l’invisibile, l’ultima verità che sottilmente seduce con sguardo aperto sull’identità di un paesaggio che diventa segno del luogo di origine, armonia del ritorno.
Agli artisti il ruolo di custodi della bellezza, fabbricanti di una visione atemporale per chi non sa guardare. Un reticolo di segni, di colori, di tracce che catturano il tempo, la luce e le emozioni in quei luoghi conosciuti. Lentamente avanza un prisma di colori, l’irriverente azzurro del cielo e del mare, l’oro scintillante delle terre baciate dal sole, la fluidità densa delle acque cangianti, il giallo ambrato della sabbia, il candore della pietra calcarea che dolcemente traccia i solchi di un paesaggio anatomico, un arcobaleno di fiori, il luccichio delle stelle che irrompe nel silenzio della notte.
Un circuito di meraviglie la Sicilia, simulacro di luci e ombre, visioni ordinarie e straordinarie che si susseguono nel giardino immaginario del paesaggio siciliano. Gli occhi sensibili catturano una visione sedimentata di luoghi comuni e scorci inconsueti, una stratificazione paesaggistica in continuo mutamento.
La linea del mare delinea i confini e invita al viaggio mitico, nel quale gli artisti, argonauti sensibili, descrivono la bellezza, la danza per l’inviolato, la danza iblea attraverso il calcare e le dune di sabbia.
Ed è l’uomo nel suo fare che partecipa al mutamento costante di questo paesaggio vivo che si trasforma come sostanza alchemica, un paesaggio baciato da un sole che riempie tutto e supera i limiti dell’umano apparire per diventare divino.
E’ in questa sfinge misteriosa che gli dei soggiornano, le anime del paesaggio come ninfe moderne tornano ad immergersi nelle acque estive e cristalline. Paraventi della mitologia, questi paesaggi in posa sono storia, cultura e politica, approdo di emozioni, di malinconia, di meraviglie, di solitudine, di “isolitudine” e di sensualità. Nel giardino di Demetra, tra le temperie passionali e gli istinti sentimentali, gli otto artisti in un confronto diretto ci invitano a cogliere con lo sguardo puro l’unicità vibrante di una terra le cui antiche vestigia ancora risplendono in una sopita stasi di insularità.
Emanuela Alfano